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Francesca Marcellini
“La prima impressione che si coglie guardando un dipinto di Elio Rimoldi è di nostalgia di un’antica purezza, di quiete e silenzio lontani da ogni stordimento di una civiltà troppo rumorosa. La materia ad olio delle sue tele, dove un’evidente capacità disegnativa si coniuga con una sensibilità cromatica che lo porta a raccontare anche con il colore quello che i sensi sfiorano, afferrando e conquistando, oscilla sempre alla ricerca di un dialogo aperto con la realtà. Pittore autodidatta con un innato senso artistico, parte di un linguaggio figurativo che in lui è una vera e propria vocazione, un’irrinunciabile necessità di dare forma sulla tela alla bellezza severa di una natura nordica, nella più disarmante apparenza. I suoi quadri si avvicinano , all’incredibile resa di uno scatto fotografico, ma sono in realtà ben altro e non si può certo cadere nell’equivoco di considerarli meticolose trasposizioni in una pittura iperrealistica. L’universo del suo comporre è sempre la traccia del pensiero e del vissuto, è una poetica della visione dove affiora il senso delle cose. Per questo la tematica non è mai un pretesto per giustificare il contenuto figurativo essendo per lui un vero dato di partenza.
Nella sua pittura lo spazio è legato al tempo dell’esistenza, è immagine bloccata di un momento di vita che svela uno stato d’animo. Ogni opera può essere come la pagina di un diario interiore dove Elio annota ogni cosa, senza economia di particolari, non vuole trattenere per sé, al contrario desidera condividere. L’immagine si dilata oltre i limiti di una persona ed emblematica esperienza, per andare al di là della pura rappresentazione e lasciare che l’incanto scaturisca. L’osservatore non è più semplice spettatore, anonimo e distante, ma protagonista e partecipe, benevolmente stordito da quell’antica vertigine del sublime mistero di un lungo senza tempo. Dinanzi ai suoi quadri l’occhio viene catturato da un’emozione che riconosce e decodifica con immediatezza.
Elio è pittore dei silenzi, capace di unire spontaneità e rigore, con un’innata precisione nel tratto e un’attenzione al dettaglio, senza mai trascurare lo spirito della composizione. Così quanto ritrae i suoi Alaskan Malamute in un paesaggio di luci ed ombre, dove la freddezza si stemperano nel colore di significati profondi, è in grado di creare su tela un perfetto equilibrio tra epos e lirica, tra la capacità di raccontare e le emozioni interiori.
Le uniformi campiture di colore e le pennellate sapientemente dosate, riescono a ridurre il brivido selvaggio e poetico del momento, che sia il sibilo del vento o un relitto abbandonato tra i ghiacci o la fierezza di un cane da slitta, con una vigile sensibilità pittorica pronta a captare improvvisi riflessi. “ Ho sempre sentito dentro di me i suoni della natura” dice Elio parlando del suo mondo. E’ la tradizione estetica di un’esperienza, la sua, conoscitiva e effettiva insieme.
Rimoldi vuole recuperare un dialogo perduto, quello tra Io e l’Altro, tra coscienza e mondo, non in termini estratti, ma con una partecipazione vissuta in cui tutti i sensi sono coinvolti, per poi riprendere su tela l’elaborazione di questo percorso. La pittura è proiezione del suo cammino interiore, intimo confronto con l’assoluto, la sacralità della natura, il mistero, il colore indicibile del silenzio. Sulla tela si esplica il divenire, ogni quadro è una nuova avventura, misura di un’arte che riesce a regalare grandi emozioni.
VINCENZO GUBITOSI
Elio raccoglie frammenti della propria vita nell’unità di un’opera pittorica può diventare quasi naturale per ogni artista che cerca di comunicare ricorrendo alle immagini.
Nei colori si cerca di fare appello allo spessore delle emozioni, mentre nella evidenza dei segni confluiscono le cuciture del racconto. Se colori e segni non si armonizzano nella continuità narrativa il racconto perde la sua forza espositiva ed il collegamento tra l’opera ed il fruitore dell’immagine si perde nel dedalo dell’incomprensione.
Elio Rimoldi garantisce continuità discorsiva nelle sue opere nell’armonioso incontro tra segni e colori non provocando mai fragore fratture, rivelando quindi fondamentalmente una grande capacità di arrivare al cuore del letore dell’immagine, lo prova una grande evidenza oltre all’opera che riporta alla ribalta pittorica l’’aristocrazia dei cavalli, il senso di amicizia e familiarità espresso dal cane assopito che costituisce una vera e propria testimonianza di fedeltà, amicizia ed affetto.
FABRIZIA BUZIO NEGRI
Grandi distese di ghiaccio, tempeste di neve, il vento gelido sferzante, la muta dei cani vigorosi che corrono con l’azzurro sguardo fiso all’infinito.
Elio Rimoldi dipinge tutto questo sulle tele dominate dalla strana luce del Nord.
Da sempre il suo pensiero, il suo cuore appartengono alla wildermess della Groenlandia ,del Canada, della Lapponia che ha percorso con gli amato Alaskan Malamute e Siberian Husky, da lui stesso addestrati al traino della slitta, sognando assieme a loro, giorno dopo giorno, tra il verde delle nostre Prealpi, la libertà di una sconfinata Natura irrigidita dal gelo, a incontrare gli Inuit, il popolo del lungo inverno.
I “suoi” cani irrompono nel bianco intatto silenzio artico dei quadri:
è adrenalina pura di emozioni e coraggio.
E nell’atelier dove dipinge, all’improvviso sbocciano sorprendentemente sulle tele macro fiori coloratissimi, esplosioni di vitalità dopo tanto freddo nordico.